Dalle 18 il vino si compra in macelleria ma non in enoteca. E i Consorzi? Muti

Disgrazia Dpcm per i negozi specializzati, ma la lettera di Vinarius al premier Conte non trova alleati

EDITORIALE – Silenzio assordante dei Consorzi del vino italiano in seguito all’ultimo Dpcm (16 gennaio 2021) e alle proteste degli enotecari di Vinarius, che hanno scritto al premier Giuseppe Conte chiedendo una rettifica della norma. Per effetto del decreto, le enoteche non potranno vendere vino da asporto a partire dalle ore 18.

Divieto che non vale per negozi non specializzati come supermercati (grande distribuzione), ma anche macellerie e gastronomie. Insomma, per tutte quelle attività con Codice Ateco diverso dal 47.25 (“Commercio al dettaglio di bevande in esercizi specializzati”) ma che comunque vendono vino e alcolici.

Mentre il Consorzio Tutela Vini Montefalco tira dritto per la sua strada e continua a investire nella pubblicità dell’e-commerce istituzionale (“vini a prezzi di cantina” recita l’ultimo spot, alla faccia dell’Horeca), a condividere la posizione di Vinarius sono il Consorzio del Brunello di Montalcino e l’ente Vini dei Colli Euganei.

Nulla di eclatante, anche in questo caso: condivisione sui social della lettera firmata dal presidente Vinarius, Andrea Terraneo indirizzata a Conte, senza ulteriore commento o “virgolettato” di protesta.

Il Dpcm 16 gennaio mette Enoteche contro Supermercati. Vinarius: «Noi discriminati»

Tutti gli altri in silenzio, insomma, come se andasse bene così. Bocche cucite non solo nei Consorzi, ma anche nei sindacati, nelle associazioni e nelle Federazioni come Coldiretti, Confagricoltura e Fivi, la Federazione italiana vignaioli indipendenti. E se fosse accaduto il contrario?

La risposta arriva dalla Lombardia ed è già nella storia. Lo scorso ottobre, la giunta guidata da Attilio Fontana è stata costretta a eliminare il divieto di vendita di alcolici dalle ore 18 nei supermercati, dopo la valanga di proteste arrivate in poche ore al “Pirellone” da produttori (e Consorzi, Chianti in testa) di mezzo Paese.

In questo senso, la Grande distribuzione organizzata dimostra così di essere, per l’ennesima volta, il settore su cui vige un’ipocrisia dilagante tra produttori e Consorzi del vino italiano: polvere dorata, da mettere sotto il tappetto. Non se parli e non la si irriti, purché continui a vendere. Anche a discapito dell’Horeca. Cin, cin.

® Riproduzione riservata

sostieni winemag.it

Siamo una testata indipendente gratuita, ma il nostro lavoro ha un costo che la pubblicità fatica a ripagare.
Se credi nell'informazione libera e in un nuovo modo di raccontare il vino italiano, sostienici con un euro al mese.

Dello stesso autore

Altri articoli dalla stessa categoria